domenica 1 settembre 2013

80's generation


Nel mio zapping pomeridiano su internet sono partita da un report sul fondatore di  "the Sartorialist" linkato nello stesso sito al canale di Intel Visual Life, dove Intel Inside traccia alcuni ritratti di creativi, esplora il mondo delle immagini. Oltre al ritratto di quest' uomo (quasi leggenda) che gira New York fotografando look ed un cuoco trendy e sportivo tra running e fusion cousine, la mia attenzione cade su Kitty e Lala.
Nel video che vedete,  questi ragazzi hanno voluto prendere darsi il nome di '80 Impression. Come tutti noi, sono la nostra generazione, quella di cui ho parlato nella presentazione, alla quale appartengo ed alla quale voglio dare voce.
Lasciamo stare per un attimo la situazione socio-politica cinese, e concentriamoci sul fatto che i creatori di '80 impression hanno iniziato per gioco con ciò che gli piaceva davvero fare, ossia fotografare.
Poi hanno usato i servizi fotografici per matrimoni- fatti con originalità e dando spazio alle proprie idee - per coprirsi le spese, quando ancora non erano indipendenti economicamente.
Le foto sono originali, divertenti. Ironiche, alcune forse un pò kitsch ma con quel gusto lezioso (ma irresistibile) dolce e perfetto come i visi sorridenti delle sposine, ricordano un pò i manga ed Hello Kitty.
I due fotografi hanno fatto fortuna ed ora sono proprietari della 80 Impression: hanno un approccio bellissimo al mondo, alla sfera visuale della cose, si vede come la loro creatività e divertimento, che è diventato un lavoro, non solo è diventato il lavoro di Kitty e Lala, ma è una società di successo, che grazie ai social network (come loro stessi spiegano) si sta espandendo con una velocità esorbitante, che li elettrizza.
E' incredibile come mentre lo ammette, traspare l'emozione della ragazza, che vede le sue foto viaggiare in tutto il mondo, condivise esponenzialmente da milioni di persone. Il tutto con risultati che sfuggono al suo controllo e che inevitabilmente la emozionano.
E noi, Italian '80 Generation? Non possiamo fare lo stesso? Perché fatichiamo così tanto ad impegnarci per fare - e fare bene - davvero, ciò che vogliamo, ciò che ci piace? Non ne abbiamo il coraggio? Qualcuno ci ha detto che per vivere bene bisogna trovare un lavoro grigio e noioso?  O al contrario, chi di noi non ha seguito il suo istinto lo ha fatto forse per paura di fallire? Non abbiamo avuto il coraggio di corteggiare e dichiarare il nostro amore a chi ci piaceva troppo, solo per paura che ci dicesse di no. Siamo ancora in tempo per farlo.


venerdì 30 agosto 2013

le ragazze straniere


Uscita per la prima volta dopo tempo con persone con le quali ero sinceramente a mio agio, in un primo momento mi invade una sorta di pigrizia quando capisco che a quell'aperitivo si parla inglese.
Una nuova ragazza, amica della mia amica fa una serie di domande interessanti a me e all'altra ragazza per alloro condizione di single, tra le quali: "cosa volete?" "volete sposarvi?"o "cosa ne pensate delle ragazze straniere?".
Rimandato ad altri post il primo argomento, mi ha interessato soprattutto quest'ultima domanda.
La domanda mi aveva incuriosito perché nel corso della conversazione avuta fino a quel momento mi aveva invaso un pensiero che non si affacciava per la prima volta e che avevo avuto spesso quando mi era capitato di vivere all'estero qualche anno fa: le non-italiane erano più simili a me in quanto più semplici e dirette, meno legate ai cliché che invadono il Paese più bello del mondo, gabbia e fiore all'occhiello di tutti noi. Condizione insita e tatuaggio invisibile che ci portiamo addosso dovunque andiamo, il "made in Italy" dell'impostazione mentale, malata ed infondo sempre orgogliosa, che è quella che abbiamo.
Imbarazzata all'ipotesi di rispondere frettolosamente e con troppa diplomazia a quella domanda, per un attimo mi è venuto in mente che la differenza c'è, eccome, e che loro difficilmente potrebbero capire quello che differenzia - nel bene e nel male - una trentenne inglese da una italiana. Pensiero che subito ho rifiutato, pensando: ok, ma da una romana o da una milanese? Da una calabrese che vive in una grande città da 10 anni? E in quale? Nel rispondere, queste italiane alle quali sarei stata più simile, non erano quelle con cui, solo pochi giorni prima, mi annoiavo in una situazione simile a quella in cui, invece, in quel momento stavo bene?
 D'altra parte, ormai (ricordiamoci che ora ho la saggezza da trentenne) non idealizzavo più questo o quel paese, l'una o l'altra tipologia di comportamento, intuendo come anche loro, per quanto apparentemente più unite, in realtà fossero mosse dagli stessi nostri desideri ed obiettivi e che fossero deboli ed umane, proprio come tutte noi. Il pettegolezzo che la mia amica mi aveva rivolto e che aveva per oggetto  l'altra poi, una volta che la seconda aveva lasciato la stanza, confermava tutto.
La torre di Babele, l'umanità, il villaggio globale e Roma: la necessità, l'antistress, l'universale passatempo femminile di parlarsi alle spalle.
Ammetto di non capire "le straniere" quando vedo lui e lei in macchina e lei che si mette alla guida. Lui non le vuole risparmiare la fatica di guidare? Perchè non si è messo al volante? Perché lei ha tanta voglia di guidare?
Ho sentito da un amico che viveva in Inghilterra racconti un cui le mamme inglesi dalla 5 Pounds al bambino dicendogli per pranzo di andare al Mac Donald's invece di cucinare per lui. Il che, secondo quella che è la nostra educazione, equivarrebbe come gravità a quella di un omicidio. Ma è davvero così? Non ci macchiamo anche noi di reati altrettanto gravi e non ce ne accorgiamo? e se sì, quli sono?
Non condivido il modo in cui le sento parlare di sesso, rendendomi conto che è davvero quella la loro ottica sul tema, non mi riconosco nella loro capacità di vedere il sesso in sè e per sè, sdoganandolo da altri concetti ai quali, vuoi o non vuoi, noi italiane finiamo per essere legate. Non è l'impostanzione cattolica della nostra cultura nè una sorta di romanticismo dell'ultim'ora, neppure mi sento di dover dare all'"atto" una particolare importanza, perchè non è questo: si tratta, secondo me di un modo per conservare dignità, amor proprio e perchè no, equilibrio nel rapporto, paradossalmente salvaguardia della passionalità se capite cosa voglio dire.
 Ma poi anche la mia amica inglese ci rimane male se lui non la richiama, perché persiste nello "starci" - lo so, è un termine anni 70 - la prima sera? Perché, dice lei, se una cosa nasce nasce e il sesso arrivato subito non conta, se due persone si piacciono veramente. Penso che non sia così ma, sulla base della mia esperienza personale, non ho prove che dimostrino il contrario.
Alla domanda iniziale allora rispondo con sincerità, senza passare per frasi politicamente corrette che esigeva la situazione: sono stata anch'io all'estero, ero io la straniera e se mi fossi innamorata, avrei vissuto là e voluto una relazione come chiunque. Non c'è differenza. E' incredibile come non ci sia differenza: con le dovute differenze, solo culturali ma mai davvero significative, siamo tutti davvero qui per lo stesso motivo, siamo davvero le stesse persone.  Poi un gelato, altre calorie se se assunte tutte insieme non contano e dai, allora aggiungimi su Facebook e si torna a casa.


giovedì 29 agosto 2013

avere trent'anni



Ho pensato questo blog per tutti quelli che come me hanno appena compiuto 30 anni e non si spiegano come sia potuto succedere. Che non se li sentono, che ne hanno paura, che ci ridono su. O che li vedono come una prova non superata: ci si è arrivati impreparati, come a scuola, quando ti interrogano ed è troppo tardi.Per chi forse non lo ammette ma non sa dove andare, cosa fare, alla fine rimanda il problema.Per quelli della mia generazione, nati agli inizi degli anni '80: l'università non è tanto lontana, il lavoro iniziato da poco ci ha già fatto capire molte cose che ancora fatichiamo ad accettare.  Vogliamo fare qualcosa di bello, di positivo, vorremmo "riuscire" davvero. Ci siamo divertiti, continuiamo a farlo, ma lo sappiamo: adesso abbiamo bisogno di qualcosa di diverso, di qualcosa di più. E per qualcosa di più non intendiamo certo che il quindicenne sotto casa ci si rivolga a noi dandoci inspiegabilmente del "lei". A questo punto, forse, avremmo dovuto probabilmente avere un lavoro decente e farci una nostra famiglia, tanto per dirne una. E invece no. Purtroppo o per fortuna siamo ancora in giro, ad un aperitivo o al posto di lavoro, a correre nel parco, al telefono, a guardarci allo specchio: siamo sempre noi..ma adesso abbiamo trent'anni.

Forse se abbiamo trent'anni nel 2013  significa probabilmente che è appena iniziato il periodo più interessante della nostra vita.Che  abbiamo infinite possibilità, che il mondo è nostro e che dobbiamo finalmente esserne consapevoli e comportarci di conseguenza.La mia idea era di fare un blog che nn fosse diario segreto: tranello in cui cadono molti bloggers forse incoraggiati dal binomio esibizionismo+ voyerismo, ingredienti  che sono la fortuna di tante forme di televisione, web e youtubers.  Tutorials, irresistibili e addictive (per usare un linguaggio alla Vogue), insegnamenti improvvisati da chi si può più o meno permettere di insegnare. Insegno solo a chi voglia imparare, ed in particolare a chi voglia imparare il programma che ho scelto.  Avrò finalmente attenzione e sincero interesse, perché se mi ascolteranno sarà perché avranno deciso di non chiudere la finestra. La selezione, però, la fa il Web che, come è stato detto, è possibile sia la vera democrazia?  

Voglio dare spazio a questa generazione, voglio che trovi più libertà di espressione, mi piacerebbe trovarci con qualcosa in comune.

Me lo immagino un blog di viaggi, autoreferenziale ma istruttivo e variegato, dove il blogger racconti dei suoi viaggi in Vietnam e Cambogia. Qui dove il viaggio che voglio fare è quello del contemporaneo Siddartha: il o la trentenne che ancora deve capire qual è il suo destino, ma che non vuole che passi un altro minuto senza che inizi a cercarlo.